Di Marco Valigi
Quasi 13 anni fa io e la mia compagna abbiamo scelto come compagno di vita un akita maschio che abbiamo chiamato Akira.
Le motivazioni che mi hanno portato a scegliere questa razza erano molte, ma tra queste non c’era sicuramente l’intenzione di fare con lui dello sport. Gli akita mi erano sempre stati descritti come cani diffidenti, schivi, pigri e poco docili quindi sicuramente l’antitesi del cane sportivo. Akira, invece, crescendo si dimostrava sempre più un cane attivo, dinamico e che amava correre e saltare; se trovava un ostacolo non cercava di aggirarlo per superarlo, ma preferiva saltarlo.
Vedendolo così esuberante ho iniziato a pensare di fare un’attività che gli permettesse di divertirsi e scaricarsi. Ho preso, quindi, in considerazione l’idea di fargli fare agility.
Ad un anno e mezzo lo portai in un centro di addestramento dove si praticava agility; ancora ricordo il primo colloquio con quello che poi sarebbe diventato il nostro allenatore, lui mi guardava un po’ perplesso visto il cane che avevo. Ma con la voglia di fare un’attività insieme ad Akira e di farlo divertire ho iniziato questa avventura.
Ad essere sincero all’inizio l’agility non mi piaceva molto, ma vedendo tanto entusiasmo in lui non ho mollato e sono andato avanti. Posso dire quindi che, nella fase iniziale, era lui che trascinava me: ogni volta che indossava la pettorina che usavo per portarlo al campo iniziava ad agitarsi ed ad ululare per la contentezza, si vedeva proprio che era un’attività che gli piaceva. Sin da subito abbiamo lavorato con un rinforzo positivo: per confermare la correttezza dell’esercizio usavo dei premi in cibo, Akira è sempre stato ghiotto dei premietti che riceveva, ma si vedeva che non faceva agility solo per quelli, ma perché si divertiva ed amava quell’attività che facevamo insieme.
I mesi passavano velocemente, lui diventava sempre più bravo ed io iniziavo ad appassionarmi a questo sport. Akira affrontava lo sport da buon giapponese con precisione e meticolosità, ma da buon akita aveva anche le sue giornate no e se non aveva voglia di lavorare te lo faceva capire molto bene. Per quasi due anni l’agility è stato un bel gioco che facevamo insieme due giorni a settimana e che ci faceva sentire in simbiosi, ma nulla di più. La mia passione per la cinofila è sempre stata molto forte e cresceva di giorno in giorno; la mia voglia di conoscere e comprendere meglio l’affascinante mondo dei cani e per poter affrontare con più competenza anche questo sport mi sono iscritto ad un corso istruttori ENCI ed ho conseguito la qualifica di addestratore cinofilo ENCI.
Una sera il mio allenatore mi disse che io ed Akira eravamo un bel binomio e lui sarebbe stato contento se avessimo fatto una gara, io ero scettico, non avevo iniziato questo sport per fare gare, ma solo per divertirmi. Akira essendo nella categoria large avrebbe dovuto gareggiare con border collie e pastori belga, che sono i cani più utilizzati per questo sport, non lo credevo in grado di competere con quelle macchine da guerra, velocissime e super motivate. Superando le paure del primo momento ci siamo iscritti ad una gara per principianti del circuito CSEN. Ricordo benissimo quel giorno, c’erano molti partecipanti e quasi tutti al nostro arrivo ci guardarono come se fossimo fuori posto, visto che un akita ad una gara di agility non si era mai visto fino a quel momento.
[Continua…]
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